Un giorno noialtri Elio e le Storie Tese (quelli di “Italia sì Italia no”) ci siamo chiesti: vogliamo rimanere prigionieri di un successo diciassettenne (“Italia sì Italia no”, 1996) per tutta la vita? Vogliamo davvero che tutte le volte che pubblichiamo una canzone nuova ci venga ricordato che quella (“Italia sì Italia no”) era meglio? Vogliamo davvero che il passato ci presenti il conto ogni santo Sanremo che il Signore manda in Terra?
La risposta è stata: sì. Perché diciamocelo: per gustare appieno l’inadeguatezza degli inediti serve un termine di paragone inarrivabile (“Italia sì Italia no”). Ebbene, “Dannati Forever” e “La Canzone Mononota” come brani musicali rispondono appieno a tale esigenza. Inediti sono inediti; inadeguati sono inadeguati; orecchiabili sono orecchiabili (non quanto “Italia sì Italia no”); abbastanza belli sono abbastanza belli. Ma vediamoli nel dettaglio:
Dannati Forever.
Fondamentalmente è una marcetta. Parla del fatto che oggigiorno come ti muovi vai all’inferno, proprio quello dantesco coi satanassi, i forconi, la pece bollente e tutto.
Che il 90% della popolazione attiva (6 – 86 anni) si tocchi il pistulino – donne comprese, anche se il loro è più una specie di cosino in cima – è un dato di fatto. Non lo diciamo noi, lo dice l’Istat (aggiornamento nov. 2012).
E siccome il pistulino toccato è peccato mortale (atto impuro), qualora uno muoia senza essersi pentito in tempo (gli piglia un colpo, se ne scorda, lo investe un camion) va all’inferno. Diamo pure per buono un 40% che si pente in tempo, resta un 50% secco di infernati. Ci sono poi l’abigeato (già meno grave), l’uxoricidio (grave), il desiderio di roba o persona altrui (gravità media), il matrimonio omosessuale tra persone dello stesso sesso (gravità importante), il matrimonio eterosessuale tra persone omosessuali di sesso diverso (gravità attenuata), il falso in bilancio e la cena elegante (assenza di gravità).
Dopo l’abolizione del limbo (non il ballo; il luogo) confermata da Benedetto XVI nel 2007 e il Paradiso rilevato da Lavazza, l’inferno è tornato a fare notizia, cultura, entertainment. Gli Elio e le Storie Tese non potevano mancare questa grande occasione: proporre una canzone che strizza l’occhio all’attualità e al contempo sentirsi dire che “Italia sì Italia no” era meglio.
La Canzone Montona.
Quello della Canzone Montona è un iter travagliato. Nata come “Canzone Monotona”, era semplicemente un brano noiosetto come altri del Festivàl. Poi, complice il refuso di un noto quotidiano, si è diffusa la voce che il titolo fosse “Canzone Mononota”. A quel punto noi, da quei consumati professionisti che siamo, abbiamo cambiato in corsa.
La scena: noi: “Possiamo modificare la melodia per adattare il brano alle nuove aspettative?”; Comitato Organizzatore: “Certo”; noi: “Mica che poi ci create problemi?”;
Comitato: “Questa conversazione non è mai avvenuta”; noi: “Evvai”.
La Canzone Mononota è nata così. Una nota sola – a parte il preludio che è più vario, 18 note – e poi dritti fino in fondo. Sì, ci sono due salti d’ottava e altre minuzie, ma la sostanza è quella. Niente di nuovo sotto il sole, c’è gente che sull’andazzo monocorde ci ha costruito una carriera. Esempi: Snoop Dogg, Bob Dylan nella fase nasale, Gioacchino Rossini (“Adieu à la vie, élégie sur une seule note” noi abbiamo copiato quella), Stephen Hawking.
Poi, ierlaltro, secondo refuso più grave. Un altro quotidiano spara a tutto trafiletto:
“Gli Elii e la Canzone Montona”. Il titolo era bello e pure suggestivo. Ma a quel punto, di riscrivere daccapo non ne avevamo mezza voglia.
E poi alla cosa del do ossessivo compulsivo ci siamo affezionati.
Il titolo nuovo alla fine l’abbiamo tenuto.
In buona sostanza: annunciatore del Festivàl: “Canzone Montona. Di Belisari – Conforti – Civaschi – Fasani. Dirige l’orchestra il maestro Peppe Vessicchio. Cantano: gli Elio e le Storie Tese. Quelli di ‘Italia sì Italia no’, una canzone meglio”.
E un affettuoso bacione da Gli Elio e le Storie Tese
Gianluca Guido