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Authors: Igor Righetti, Samuele Socci, Patrizia de Blanck, Lorenzo Castelluccio, Phil Bianchi
Type: Pop
Da oggi, pubblicata da Giungla Records, su tutte le piattaforme di musica in streaming

Musica: Vaffanvip, la prima canzone di Patrizia de Blanck dedicata ai “morti di fama”

Da un’idea di Igor Righetti che ha scritto e interpretato l’ironico brano con la contessa, Lorenzo Castelluccio e Samuele Socci, l’arrangiamento è di Phil Bianchi. Il divertente videoclip pubblicato su YouTube è sottotitolato in inglese

“Vaffanvip”, da oggi su tutte le piattaforme di musica in streaming dopo l’anteprima in esclusiva su Spotify, nasce da un’idea del giornalista e conduttore radiotelevisivo Igor Righetti ispirato dalle migliaia di “morti di fama” senza alcun talento artistico che affollano il circo mediatico e ogni tipo di piattaforma di comunicazione alla ricerca dell’agognata visibilità, del quarto d’ora di notorietà che in molti casi si riduce a una manciata di secondi. Il brano è scritto e interpretato da Igor Righetti con la contessa Patrizia de Blanck, il cantautore Samuele Socci, l’influencer e social media manager Lorenzo Castelluccio, il musicista e cantautore Phil Bianchi che ne ha curato anche l’arrangiamento in chiave dance-pop con contaminazioni etniche. È la prima canzone di Patrizia de Blanck.

Nel brano (edita da Teorema Edizioni Musicali e distribuita dall'etichetta Giungla Records) si ironizza su quanto oggi il termine vip sia abusato e venga affibbiato a chiunque riesca a far parlare di sé per qualunque cosa, positiva o negativa non ha alcuna importanza. Lo status di vip è talmente contagioso che si trasmette per via aerea anche ai parenti lontani, ex fidanzati o fidanzate, pure a quelli presunti e fake. Perché la “very important person” dell’era digitale non discrimina nessuno. Personaggi spesso dalla consistenza di un budino e in molti casi dotati di un vocabolario che entra in un portapillole data la sua ampiezza. Le testate di gossip, la tv e i social sfornano di continuo orde di nuovi vip diventati tali grazie alla partecipazione a un reality show, a “paparazzate” costruite a tavolino o a video dove litigano, si disperano, si cimentano in balletti o si spalmano sul viso come antirughe una pomata per le emorroidi. Il senso di vergogna è roba da era geologica: adesso l’importante è avere follower e come fare pur di rendere virale un video e riuscire magari a poggiare i glutei su un divanetto in ecopelle di un qualunque salottino televisivo. Le social star e i nuovi vip fuoriusciti dai reality show, molti dei quali interessanti come guardare il pavimento bagnato mentre si asciuga e piacevoli come una gastroscopia, hanno ormai invaso ogni piattaforma comunicativa e ci fanno sentire felici come una mosca in un villaggio di stitici. Non c’è antistaminico o farmaco anti reflusso gastrico che possa aiutarci. Personaggini dallo spessore di uno spiffero che monetizzano qualunque cosa della propria vita privata perché è il gossip a mantenerli in vita. “Morti di fama” che, invitati come ospiti dei vari brand che partecipano come sponsor, sfilano pure sui red carpet dei Festival internazionali di cinema senza neppure aver fatto la comparsa in uno dei film presentati. Personaggini che in molti casi sono antipatici anche a loro stessi e che sui propri account social pubblicano le loro immagini con decine di filtri per migliorare il loro aspetto tanto da rendersi quasi irriconoscibili. Il brano irride, inoltre, il politicamente corretto che ha infettato l’Italia, forma ipocrita di rispetto verbale. Oggi a mezzanotte è stata annunciata l’uscita della canzone durante una diretta Instagram con Patrizia de Blanck, Igor Righetti, Lorenzo Castelluccio, Samuele Socci e Phil Bianchi.

Molto divertente anche il videoclip della canzone, sottotitolato in inglese e pubblicato su YouTube, la cui regia e fotografia sono di Max Filippini, la produzione e post-produzione di Cameraworks - Roma, i costumi di Stefano Giovani e vede la partecipazione come special guest del bassotto pet influencer Byron Righetti con quasi 26 mila follower su Instagram e di Carla Pagliai.

Saverio Costantini