Dopo il clamoroso esordio con Learn To Say No (Top 20 EarOne, Numero 1 Indipendenti, Top 3 Shazam Discovery e Top 3 Spotify Viral),
il talento israeliano KAYMA si conferma protagonista della scena internazionale grazie al nuovo singolo Bad Blood.
KAYMA
“Bad Blood”
Il nuovo singolo: La certificazione del talento
Ori Toledano, nato a Tel Aviv, per molti è KAYMA, per tutti è la Next Big Thing, il crack del tormentone Learn To Say No, il suo clamoroso esordio, che ha anticipato l’EP di debutto Mid Side Notes.
In realtà Kayma il successo lo ha già conosciuto, ma con tutto il mistero del nome che si cela dietro le quinte di un artigiano discreto delle 7 note. Sono decine le melodie firmate per celebri marchi internazionali: molti di voi avranno già apprezzato la musica dell’artista israeliano senza saperlo, mentre osservavano una pubblicità della Subaru, della Pepsi, della Soda Stream, solo per citarne alcune.
Il passo decisivo nella carriera di Kayma, l’assalto alle vette da Hit Parade, è la riprova di come questo compositore a tutto tondo sia anche in grado di gestire una materia “grezza” come la musica pop. Il genere, plastilina nelle sue mani, è una trappola seduttiva che nel sentire comune è sinonimo (erroneamente) di strada facile e sicura. Nulla di più sbagliato. Più è semplice e più è difficile fare la differenza, come ogni musicista potrà confermarvi. Del resto, l’algoritmo del successo sicuro non è ancora stato elaborato.
La classica regola non scritta è quella che risponde alla domanda: “ma il successo dell’esordio è meritato, o è una botta di …?”
Scegliete se colmare i puntini di sospensione: noi non abbiamo dubbi sul fatto che la vera risposta è racchiusa nel nuovo singolo di Kayma, Bad Blood.
Bad Blood – il nuovo singolo
La dinamica è classica e ancora adesso molto in voga. Un po’ tutti attendiamo al varco l’eroe delle classifiche: il campione del momento saprà ripetersi? Il nuovo singolo sarà all’altezza dell’esordio record?
Kayma forse non può vantare di avere scoperto l’algoritmo del successo, ma in compenso sa come approcciarsi a quello già acquisito (che spesso è ancora più complesso del successo in sé).
E l’unico modo per farlo è rimanendo concentrati sull’obiettivo: ovvero la qualità.
Kayma non si accontenta, cerca semmai di migliorarsi e Bad Blood, il nuovo singolo, è qui a dimostrarlo. Il brano è più audace di Learn To Say No. Un pop orchestrale senza barricate o steccati, in cui la liricità è al centro, ma alla periferia gli archi e l’elettronica girano in circolo con fare ipnotico. Un movimento che riecheggia con arpeggi di chitarra acustica che si alternano a suoni possenti di chitarra elettrica, controbilanciando profondità corali solenni. Un’architettura timbrica che testimonia la preparazione musicale del songwriter israeliano.
La parte musicale dell’artista va di pari passo con una naturalezza che è diretta conseguenza di una filosofia artistica che intende la musica come fenomeno esperienziale, e non meramente produttivo.
Per esempio, ci sono “artisti” che passano la gran parte del tempo a decidere l’abito di scena o a dove ambientare la prossima story su Instagram, e poi ci sono altri artisti (senza virgolette) che si vestono allo stesso modo sia sul palco, che in fila al supermercato, e Kayma è parte di questa seconda categoria.
Un artista che non si accontenta di un successo folgorante, ma alza addirittura l’asticella, per un progetto musicale coerente.
Quello che accomuna la visione degli artisti, che delle botte di… fortuna non sanno cosa farsene.
Bad Blood – il videoclip
La circolarità. Un senso vertiginoso di rotazione. La cifra stilistica musicale di Bad Blood è la medesima che caratterizza l’impianto visivo e stilistico del videoclip, diretto dallo stesso Kayma in collaborazione con Roy Rieck.
Ipnotico e rotondo l’arpeggio di chitarra acustica, rotatoria la carrellata costante della camera.
Al centro canta e interpreta Kayma, ma circolare è anche lo strano oggetto voyeuristico che domina la scena: una enorme parete tonda con fessure sterminate a diverse altezze per indurre a spiarci dentro (metafora del vivere online di oggi tra OnlyFans e aggregatori social sempre più da spioncino della porta).
E poi, i personaggi mascherati che popolano questo scenario distopico immaginifico. Tutti uguali nelle loro tute nere affilate, con visi predisposti all’azione dello spiare. In un’atmosfera palesemente oscura e buia, c’è solo la luce che filtra da questo monumento al voyeurismo.
Forse ci siamo ridotti a questo, forse oramai siamo solo questo. Forse …
Matteo Esse